martedì 26 agosto 2014

Teste cadenti


Il compagno Francesco tuonava : “Fermare la barbarie non vuol dire fare guerre di conquista! Questa è la terza guerra mondiale”. “Maledizione” proruppe lo Zio Sam abbronzato, “questo mi fa saltare pure l’operazione ISIS, dopo quella Siria!” E mentre lo sconforto si diffondeva tra i mercanti di morte, avvenne il miracolo. Una bella testa caucasica cadde, aspergendo la  fertile terra del Medio oriente di rinnovati aneliti bellici.

È incredibile come la razza a cui appartengo, quella dei bipedi da talk show, possa tanto sorprendersi per un atto così di routine, come quello di mozzare teste, e non strapparsi i capelli e urlare felice al cielo per il primo Papa che dice cose sensate nella storia della Chiesa. Riusciamo sempre a sorprendere noi stessi, incredibile. Di papi che hanno santificato, spinto, provocato, ordinato, tramato, applaudito l’avvento di nuove guerre, se ne contano a svariate decine, ma quanti le hanno condannate? Quanti ne hanno fermata una? Quale papa ha mai parlato contro il bullo di turno? Eppure quello che più ci colpisce è l’ennesima testa cadente.

Tagliamo teste da sempre, probabilmente, prima di inventare il coltello, le staccavamo tirandole a forza. Infatti, in Baviera, alcuni professoroni paleontologi, hanno fatto ritrovamenti che indicano che già i nostri nonni preistorici staccavano teste. Non solo, lo facevano un po’ i nonni di tutti, in vastissime zone dell'Asia insulare e meridionale, nell'Oceania, nell'America centro-meridionale e in qualche zona dell'Africa, si praticava la "caccia alle teste", i Dayak e i Sarawak del Borneo, i Melanesiani, i Naga dell'Assam (India nord-orientale), i Bunun taiwanesi, le genti Tupi e Gê del Brasile, gli Shuar dell'Amazzonia ecuadoriana, gli Aguaruna Jivaro del Perù settentrionale e i Papua della Nuova Guinea come sport nazionale praticavano la decollazione. Buttar giù capocce è stata una pratica talmente interiorizzata che ce la ritroviamo pure nella mitologia ed addirittura nella Bibbia. Nella mitologia c'è Mercurio che taglia la testa ad Argo, il principe che aveva cento occhi. Ma anche Perseo che con uno stratagemma mozza la testa a Medusa. Nei testi sacri c'è Davide che uccide il gigante Golia e ne priva il corpo della testa, Giovanni il Battista decollato per la pace di Salomè, l'impetuosa Giuditta che taglia la testa al generale assiro Oloferne e, ancora, l'apostolo Paolo decapitato dai Romani di Nerone presso Aquæ Salviæ In un certo senso siamo dei feticisti delle teste. Forse perché, come diceva Platone,questa è l'unica parte del corpo rotonda e nettamente distinguibile dagli altri organi: la testa, infatti, è un "microcosmo", sede dell'anima razionale, del pensiero e degli organi di senso”. Certo, il sommo filosofo stimola la critica, di “razionale” e di “pensiero” nella stragrande maggioranza dei casi…, ma questo discorso ci condurrebbe troppo lontano. Torniamo a Noi. Tagliamo teste da sempre, ma nel Medio Evo abbiamo iniziato a farci spettacolo. L’esecuzione era solo l’happy end, prima al condannato si faceva fare il giro della città (supplizio) e poi solo dolcesi in fundo, zac. In somma, quando a cadere erano le teste dei bipedi inutili, quelli che “ce ne sono milioni come te”, era un bel divertirsi. Si organizzava una vera festa di paese, la gente scendeva in piazza e c’erano paninari e bancarelle, una pacchia. Le cose, però, presero una brutta piega quando iniziarono a cadere teste di ben altro lignaggio. Si, perché accadde un giorno che i francesi s’erano talmente abboffati di briosce che non ne poterono più e decisero di dare un “taglio” ai reali colli di nientedimeno che Luigi XVI e Maria Antonietta. Dramma. Non solo, quelli sconsiderati ed avidi mangiatori di baghette ci avevano preso gusto, si inventarono la ghigliottina (erano comunque gli anni dell’illuminismo, bisognava essere pratici ed efficienti) e si misero a mozzare caput un po’ a tutti gli aristocratici, volevano creare la democrazia ( la democrazia piaccia o no passa attraverso le teste mozzate di qualcuno), per fortuna i conservatori del mondo si unirono e… sto divagando. Oggi si tagliano ancora teste, va di moda in Arabia Saudita, Qatar, Yemen, Emirati Arabi Uniti, insomma gli unici amici arabi dello Zio Sam, ma va detto, ad onor del vero, che la tagliano solo agli uomini, le donne le fucilano perche sarebbe sconveniente fargli mostrare il collo nell’atto del zac zac. Ah dimenticavo, usano la spada come ai bei vecchi tempi. Anche da noi si tagliano teste, un tipo di Roma ha da poco decapitato una povera badante chissà perché. Ma le teste che fanno più rumore quando cadono al suolo sono quelle mozzate dai cattivoni dei terroristi. Non importa se prima fossero stati eroici resistenti in Siria, se tutto il mondo democratico si fosse affannato per armarli fino ai denti, se gli avesse addirittura fornito tutine arancioni avanzate ai gestori di quel lido a cinque stelle di Guantanamo. Non importa se il tagliatore fosse un rapper (mah) dall’accento molto britisch. Non importa se addirittura un “papa” abbia denunciato il trucco. Niente ha importanza, perché il suono di una testa che cade ci ricorda che dobbiamo stare al nostro posto, lasciare tranquilli i boia del mondo mentre richiedono il loro prezzo di sangue ai soliti, quelli che “ce ne sono milioni come te”, perché i prossimi potremmo essere Noi. Ritengo che non sia mai troppo tardi per riprendere le buone vecchie abitudini dei cugini doltr’alpe, in fondo, sono solo teste cadenti.

A.    G.

BIBLIOGRAFIA

  • La ghigliottina e l'immaginario del Terrore, di D. Arasse - Xenia, Milano 1988
  • Dizionario dei simboli, di J. Chevalier, A. Gheerbrant - Rizzoli, Milano, 1999
  • I signori della morte, di A. Forbice - Sperling & Kupfer, Milano, 2002
  • Io ti dichiaro morto! La pena di morte nel mondo e nel tempo, di G. Adducci - Edizioni Associate, Roma, 2004
  • I supplizi capitali. Origine e funzioni delle pene di morte in Grecia e a Roma, di E. Cantarella - Rizzoli, Milano, 2005
  • La testa senza il corpo, di J. Kristeva - Donzelli, Roma, 2009
  • La vedova allegra. Breve storia della ghigliottina, di A. Castronuovo - Stampa Alternativa, Viterbo, 2009

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